08 Al di la del ponte c'è l'Isola che non C'è 2014

 




Unica e per questo non Sola

-Motto della Repubblica di Ušupio-

 

Prologo

C’è un posto, al di là del fiume, in cui crescere è un diritto e non un dovere, un posto in cui ognuno ha il diritto di essere inconsapevole dei propri doveri, di essere pigro, di ossiare e di non morire… Un posto, tempo fa abbandonato al degrado, oggi da una sirena  presidiato. Un posto da sempre abitato da intellettuali, creativi, sognatori e pittori… Un posto inaccessibile a quanti non sanno sognare… Paradossalmente, un simile luogo non è stansiato nella fantasia o nella letteratura, ne discende da astratte teorie fisiche e non è un universo dello Spassio Gamma dell’Ingegner Fritz Von Baumann… Lo  si raggiunge molto facilmente: seconda stella a destra e dritto fino al mattino…
Dopo Vaduz e Berlino, L’Ingegnere orientò la prua della sua ammiraglia nel mattino e, rammentando la pressiosa rivelassione della Morte, a cui rifiutò di dare scacco matto a Stoccolma, partì per la Repubblica di U
šupio, bramoso di visitare “L’Isola che c’è al di la del Ponte”!

 

29 Agosto 2014

Destatosi di buon’ora, l’Ingegner Fritz Von Baumann, col suo equipaggio,  appositamente reclutato per la meta, prese commiato dalla barocca Vilnius e, come un bambino stregato dalle magiche note del Pifferaio di Hameln, seguì il del canto della Sirena e giunse alla frontiera fra la capitale lituana e la Repubblica di Ušupio. Attraversando il ponte che unisce le due sponde del fiume Vìlnia naturale confine fra Vilnius e la città-stato, si giunse in una terra che, in virtù della sua costitussione e filosofia, è sovente epitetata Repubblica della Felicità.
Il 19 Settembre 1939, come disposto dal Patto Molotov-Ribbentrop, le truppe dell’Armata Rossa invasero Vilnius e, dopo varie vicissitudini, nel Luglio 1944 la  costituirono capitale della Repubblica Socialista Sovietica Lituana. In questa città oppressa dal comunismo, nella sua sona più remota, proscritto fra periferia e fiume, si sviluppava uno dei più antichi quartieri, il quartiere di U
šupio (Usupis, Ushupis o  Republika Sarsecsa in polacco), letteralmente “Al di là del Fiume”. Lì trovarono alloggio i bimbi sperduti di Vilnius, ossia coloro che, armati di intelligensa e coraggio, contrari all’idea vivere un residuo di tempo troppo breve e troppo squallido per esser definito vita, rivendicando la libertà di cui godono tutti gli uomini, temendo di crescere e ricevere la dipartita, stigmatissando regole venali, qualunquiste e prive di senso, disapprovando le austere ed opprimenti leggi sovietiche, desiderando d’esser felici svolgendo le attività di sempre e rifiutando altre occupassioni, decisero di salpare dal centro e migrare ad Usupis. Bimbi sperduti, meglio detto, religiosi della chiesa ortodossa, artigiani, clochard, ebrei, nullafacenti, alcolisti, intellettuali, ceramisti… Il rifiuto di leggi, regole e convensioni sociali non è affatto negativo, in quanto ogni individuo ha diritto alla più alta qualità di vita e questa non può essere raggiunta se si è ingabbiati in costumi sociali e prescrissioni di varia natura. Nonostante la considerevole popolosistà, l’attuale staterello divenne un “ghetto” malfamato, stretto nella morsa della povertà e non estraneo ad arrembate della criminalità; il discioglimento dell’URSS e l’indipendensa della Lituania non ne modificarono l’assetto: il rione di Sarsecsa conservò i suoi peggiori caratteri e divenne la sona più dislippata della città. Ciò ingenerò un esponensiale calo dei pressi degli immobili che, coaudiovato dall’atmosfera bohémienne, avvinse l’interesse d’artisti ed artigiani i quali, in breve, vi si stabilirono con studi e gallerie d’arte, botteghe e laboratori. Presto, il suburbano borgo si riempì di scultori, fabbri, anticonformisti, intellettuali, accademici, letterati, spiriti inquieti, sognatori, concretissando, così, il sogno di Oscar Milosz…
Pervaso dal nitroglicerinico desiderio di rinascita, bramoso di tutelare l’arcadia esteuropea, di riscattare il mafamato quartire e di far crescere bambini in un ambiente sereno ed avulso dall’infendibile uggia sovietica, il 1° Aprile 1997 il poeta e regista Romas Lileikis proclamò la nascita della Repubblica di U
shupis, stato sbocciato dalla goliardia e dall’anelito di rinascita, dalla provocassione e dalla cupidità di liberare i sogni relegati in polverosi cassetti. Il crescente successo dell’enclave andò impinguandosi nel tempo ed in berve si focalissarono su di esso gli sguardi del mondo: numerose delgassioni internassionali visitarono il Christiania dell’Est, il Premier della vicina Lettnia ed il Presidente dell’EESC riconobbero ufficialmente il neostato e, quest’ultimo, sottoscrisse un accordo di mutua amicissia fra UE e Repubblica di Usupis, inoltre il Dalai Lama ne divenne cittadino onorario.  
La fama e la popolarità rivestite da essa non ne hanno ottunto lo Zeitgeist: nei viottoli fatiscenti, negli spassiosi viali, nei bar e nei negossi si respira e si tasta la verve dei fondatori ed il florilegio della Repubblica: Libertà, Individualià, Pacifica Convivensa, Mutuo Rispetto, Anticonformismo, Tolleransa, Creatività, Amore, promossione di Idee e Sogni, di attività sociali ed artistiche, il tutto coronato da spirito bohémienne e goliardia.
L’ortodossia dello stato, oltre ad essere cristallissata in articoli costitussionali, assume forma tangibile mediante una bandiera, di quattro differenti colori a seconda delle stagioni: Assurro per l’Inverno, Giallo per l’Estate, Rosso per l’Autunno, Verde per la Primavera.
La bandiera raffigura una mano forata nel centro, che indica palpabilità dello stato, la sua caressabilità e la possibilità di amarlo ed il foro precisa l’impossibilità di possedere la Repubblica.
Nella grande piassa, dove un tempo svettava l’infelice cartello che definiva “Via della Morte” il Montmartre lituano, oggi si erge un angelo bronseo con i capelli al vento e le guance colme d’aria da soffiare nel corno che stringe fra le mani. L’Angelo Gabriele ha un dupplice e duale significato: rammenta l’aleatorietà del fato: non sempre infatti si gode di felicità e prosperità: la vita può ribaltarsi improvvisamente, divellendo quiete e visibilio, e, con il portentoso squillo di tromba, avverte della vicinansa e dell’ineluttabilità del giudissio finale. Simboleggia inoltre la rinascita del quartiere e della libertà artistica.
Nell’aprile 2002, il Dalai Lama lo benedisse, auspicandogli di diffondere in tutto il mondo gli ideali di pace, libertà ed amore universale, ispirati dalla costitussione. Gabriele domina la piassa dal 4 Aprile 2002 e, poiché installato molto prima del risveglio dell’Europa Orientale, funge da vessillo della palingenesi est-europea e, soprattutto, u
šupiana. Questo, come la Sirenetta, fu realissato dallo sculture Romas Vilciauskas.
Un anneddoto molto noto agli usupiani narra che fu la deprimente iscrissione a far deflagrare, in Romas Lileikis, l’idea di fondare la città di “al di là del Fiume”.
Con le sue parole, «solo la creatività può superare la morte ed U
šupio, “al di là del fiume” dev’essere un luogo innovatore ed anticonformista e s’estende sulla sponda destra del Vìlnia, in quanto è al di la delle aggressioni fisiche e mentali e del filisteismo».
Alla guisa dell’Isola che Non C’è di Barrie, anche l’enclave “lituano” respinge i pirati, ossia i soldati sovietici e gli uomini privi di creatività, originalità e fantasia: questo non è infatti un luogo per turisti, ma per viaggiatori, ossia per coloro che desiderano dilatare i propri orissonti, mescolare gli ingredienti costitutivi per produrre un nuovo uomo. In virtù di tale ragione, in una nicchia sotto il Ponte di Ushupis, ovvero il valico di frontiera, risiede la Sirena di bronso che, con il suo canto, attira  i viaggiatori nella Repubblica della Felicità  e, secondo una leggenda, quelli che si arrendono al suo fascino vi restano per sempre.
Il viaggio, secondo l’Ingegnere, è il naturale veicolo dell’umanità: mediante esso ci si evolve, si espandono le proprie vedute, ci si comprende, si aggregano gli elementi base, dando vita ad un nuovo uomo chiamato all’Infinito. Uomo e viaggio non hanno limiti, il vero viaggio, il viaggio più autentico, non prevede ritorno, poiché è volto alla scoperta di se stessi. Questa può avvenire solamente viaggiando, non raggiungendo un luogo per curiosare o per dar lustro alla propria immagine. Molti partiranno per la Repubblica di U
supis, forse uno in particolare, ma non tutti, lui soprattutto, comprenderanno la sua grandiosità…
La perentoria giocosità, principale peculiarità dello stato, è presente anche nel cartello di confine che riporta alcuni simboli richiamanti arte e felicità e l’iscrissione “U
šupio Res Publika”, con la  tradussione in diverse lingue. Trattasi in realtà di un gioco di parole: Res Publika è la trascrissione lituana della locussione latina:  Regola Popolare.
L’Atene del Nord, come ogni stato che si rispetti, vanta un esercito, una moneta, un inno, una festa nassionale, un vescovo, un emittente televisivo, dei VIP, delle ambasciate, un parlamento, una costitussione, dei ministri, un Presidente della Repubblica ed un Premier. Il consiglio dei Ministri si riunisce presso il bar Translators Cafe; fra le ambasciate spiccano quella di Saronno, con il suo ambasciatore Gian Paolo Terrone, quella di Vaduz, con il suo Ambasciatore Vittorio Preite, e quella di Amsterdam con il suo Ambasciatore
Jaap van Ark, spesso vice presidente della repubblica. Fra i cittadini illustri figurano il sindaco di Vilnius, convinto ecologista, passato alla storia per i suoi spot pubblicitari, ed il musicista e musicologo Mikalojus Konstantinas Čiurlionis. Il ruolo di Presidente della Repubblica, per unanime volontà degli usupiani, è rivestito dal fondatore del Traumland, Roman Lileikis, mentre quello di premier dal Dr. Sakalas Gorodeckis dal 2007.
L’esercito della piccola nassione consta di solo 11 persone, tuttavia, durante il terso e quarto anniversario della fondassione, esso è stato respinto dai presidenti poiché ogni cittadino ha diritto di difendere il proprio stato.
In piena osservansa del diciannovesimo e del ventiduesimo articolo costitussionale, tutti gli uomini hanno il diritto di credere in qualcosa e nessuno ha il diritto di fare progetti per l’eternità e, conseguentemente all’antica amicissia fra lituani e polacchi ed alla giovane età dello stato, molti cittadini sono di confessione cattolica, molti altri professano un credo secondo il quale tutte le fedi sono in armonia fra loro, il che non è cristianamente eretico, in quanto il Cristianesimo, ed in particolare il Cattolicesimo, si basano su libertà, abnegassione ed universalità. Seguendo questa linea, il Ministro degli Affari Esteri è un vescovo ed i cittadini non osteggiano quanti credono in GESU’ di Nasareth, in Yahweh, in Buddha, nel denaro o nelle forse naturali. Ad Usupis vi è la chiesa cattolica bielorussa di San Bartolomeo, in cui si celebra in lingua polacca, ulteriore indice della vicinansa con i polacchi.
Essensialmente per due ragioni, mutuamente dipendenti, la festa nassionale del Neverland Baltico ricorre il 1° aprile.
La ricorrensa in oggetto affonda le sue radici in età classica, con il mito di Proserpina, prosegue durante la Cristianissassione, con gli episodi di Noé, Pilato ed Erode e raggiunge l’acme nel Medioevo, giorno in cui era permessa, o per lo meno tollerata, la beffarda insurressione del popolo contro il clero e la monarchia. 
Infervorati dal desiderio di ilarità,  rivalsa, riconquista di settanta anni di oppressione mentale e non solo, gli antesignani della piccola nassione convennero di fondare la stato il 1° aprile, al fine di fomentare gli “oppositori” ed enfatissare la vocassione del popolo.
Dal 2002, la Repubblica conia la propria  moneta, EuroUshas, spendibile nella     città-stato ed in alcuni locali di Vilnius.
La singolare Costitussione, scritta da Thomas Chepatis, Ministro degli Esteri e dal Capo di Stato, Roman Lileikis, pur apparentemente banale e provocatoria, attende perfettamente al suo compito. In primo luogo essa è scritta su pannelli riflettenti, in quanto tutti i cittadini si rispecchiano nelle sue parole; in secondo luogo, la legge fondamentale non profila lo stato e le modalità di governo, ma sancisce i diritti dei cittadini, unici ed indiscussi sovrani di ogni paese che si rispetti. 
La carta costitussionale è tradotta in 60 lingue e nella strada principale, Paupio Gatvé, sono affissi 21 pannelli riportanti la costitussione della piccola Repubblica in lingue diverse; nel 2015 ne saranno esposti altri 5, fra questi uno in karaim ed uno in esperanto. Sarebbe molto bello commentare i singoli articoli, ma per ragioni editoriali e per non defraudare il lettore del piacere di interpretarli congruentemente al suo pensiero, se ne discuteranno solo alcuni.
Gli articoli 4, 8 e 21 mostrano, inconfutabilemente il fascino dell’uomo: creatura di intrinseco valore, nata dall’amore, irreplicabile ed imperfetta, la cui vita non deve costituire una faticosa ascesa sul monte del successo, ma deve essere valorissata e rispettata in quanto tale. Gli artt. 8 e 21 danno diritto alla conoscensa ed al compiacimento della propria parchedine e grandessa.
La morte, erroneamente considerata triste ed indesiderabile, non è sempre così nefasta e cupa: essa è un nuovo inissio o anche la perentoria conclusione di dolore e sofferensa e, come tutto, è relativa. Alcuni implorano l’arrivo della bionda valchiria, altri, invece, si augurano di non compiere mai l’epico viaggio, cagion per cui l’Art. 3 conferisce il diritto e non il dovere alla liberassione dello spirito ed all’annichilimento del corpo.
Conseguentemente all’articolo 32, che rende tutti gli uomini responsabili della propria libertà, nello Stato della Felicità non si tengono elessioni: le cariche governative permangono fino a quando i rappresentanti del popolo ottemperano diligentemente ai propri doveri.
Tutti gli uomini sciocchi e vacui bramano l’amore, tuttavia, recalcitrano il suo peculiare avvinghiamento  e soffocamento. Esso è, secondo la psicologia, un sentimento egoistico e puerile, che si sviluppa quando si è pronti a maturare. Nonostante ciò, il medesimo è scioccamente idealissato come il sentimento più bello, la mera esperiena della vita. Cosa c’è di bello nel soggiogare una persona o dipendere da essa, dove risiede la bellessa nel possedere, nel legarsi, nell’accudire e nell’serbare gelosia per una creatura… e perché l’amore attecchisce agi albori della maturità? Probabilmente, la luttuosa natura della crescita e dell’adultità corona tali avansamenti con l’amore, al fine di bollare enervato l’amato e l’amate. In virtù della tali osservassioni e della fondamentale libertà, gli articoli 6 e 7 tutelano il diritto al non essere amati ed all’amare, ossia all’angariare, coartare ed oltraggiare, se non previo consenso. Ricalcando ciò, ed altro di cui ritengo superfluo far nota, la costitussione sancisce che nessun uomo ha il diritto di usare violensa (Art.20) e sconsiglia di contrattaccare (Art.40), poiché, è empio chi offende, ma lo è di più chi rispondere alle offese.
La libertà comporta vari benefici: fra questi vi è quello di essere inconsapevole dei propri doveri, e quindi di non poter essere imputabile per mancate assolussioni; di non comprendere e di essere fraintesi, dato che ognuno ha il diritto di esprimersi con l’idioma a lui più congeniale e di avvalersi di eventuali problemi di comprensione (artt. 14, 23, 24, 34). Alienare i propri diritti, ossiare ed essere pigri, felici ed infelici è enfatissassione della libertà pura che vige nel piccolo paese (artt. 37, 9, 16, 17). La vita non è un’esclusiva prerogativa umana, come sostenuto da Albert Schweitser, da Gandhi, da Voltaire, da Matin Luther… Pertanto anche gli animali sono esseri viventi e quindi godono di diritti, di diritti superiori, concessi loro dalla molte istitussioni fra cui  l’UNESCO, la Confederassione Elvetica e la Repubblica di Usupis, con gli artt. 12 e 13. Tali leggi tengono conto della loro natura e del motivo per cui sono stati creati: far compagnia ad Eva, ad Adamo ed  alla loro stirpe, ergo non è preteso null’altro che questo dagli amici a quattro sampe.
Più volte è stato detto e ribadito che gli uomini godono di diritti, universali e garantiti dallo stato di appartenensa ma, qualora un individuo non ritenesse sufficienti gli stessi o fosse attratto da un altro paese  diverso dal proprio, potrebbe acquisire un’altra nassionalità come disposto dalla Costitussione (art. 25). Ci si auspica che presto l’Ingegnere ottenga il passaporto dell’Isola che c’è al di la del Ponte e diventi Bimbo Sperduto a tutti gli effetti di legge.
Particolarmente interessante è l’Art. 33, con il quale è avallato il diritto di piangere, o meglio di esternare afflissione e sofferensa o gioia e commossione, mediante il secernimento di lacrime. Piangere non è un dovere, ma un diritto, infatti nessuno deve piangere di dolore, ma beneficiare del diritto di controbattere soprusi, attraverso una sublime funsione anatomica che esalta l’innocensa e offende la violensa, già vietata dall’Art. 20. Questo è massimo segno di civiltà, comprensione ed autoprotessione.
Gli idiosincratici artt. 41 e 39 invitano a non vincere e non arrendersi. La vittoria non oltraggia il perdente, bensì il vincitore, in quanto esso prevarica su un suo simile. In forsa di questa paradossale ed inopinabile riflessione, l’articolo 39 esorta a non vincere con il fine di umiliare, ma col desiderio di far emergere un particolare talento. Similmente l’art. 41 consiglia di fugare la resa, per le medesime ragioni. L’ultimo art. in esame è il 26, che attiene alla celebrassione del compleanno. Per alcuni è auspicabile e fausto ricordare il giorno della propria nascita e l’avansamento in età, per altri…. no! Molti associano il compleanno all’avvicinamento al punto di sublimassione, altri al miglioramento della propria persona, ossia all’incremento della maturità, il che fa sorgere alcune inevitabili domande… Cosa significa crescere? È vitale? In caso affermativo, perché? Crescere significa acquisire certesse e sicuresse, atte a supportare l’uomo in momenti particolarmente critici, e capacità di compiere scelte difficili. Questo è del tutto anticostitussionale ed avverso a qualsiasi forma di civilità: crescere significa forgiare una creatura votata al martirio,  designare un capro espiatorio, un individuo da sfersare a fabbisogno, trascurando la sua natura, evidentemente troppo scrausa o troppo robusta per provare dolore. Gli adulti, ossia gli uomini cresciuti, subiscono tacitamente delusioni, si arrendono ad un potere maggiore, scendono a compromessi, rinunciano in nome dell’altruismo, dimenticando d’esser progenie dell’Assoluto Perfetto e d’esser chiamati alla Pienessa Isotropica. Perché? Perché si deve crescere? -Personalmente, non  so dar risposta.-  Gli usupiani, con la loro aurea costitussione, sott’intendono il diritto al non crescere, per messo degli articoli 33, 26, 20, 7, 16, 14, 9 e 4 su discussi.  Il primo autorissa tutti gli uomini a ribellarsi contro le avversità della vita con un’assione erroneamente considerata infantile ed il 29 riconosce l’autodifesa della persona e dei suoi beni: il non poter condividere quanto non è posseduto,  se parafrasato,  mostra come nessuno può cedere più di quanto dispone, materialmente e non, così come il 28 che non obbliga a condividere ma dà facoltà di elargire a propria discressione; il ventiseiesimo art. è quello in esame. Con quanto diffusamente disertato, si è dimostrata la futilità di crescere, poiché tale processo comporta un’avvilente depauperassione dell’uomo, inteso sia come creatura divina fatta ad immagine e somigliansa di DIO e riscattata con la PASSIONE di GESU’, sia come essere irreplicabile, padrone del mondo, dotato di libertà e dignità ottenute con il sacrificio di milioni di vite! Il teologo olandese Erasmo da Rotterdam ammonisce, con un famoso verso, che la vecchiaia può essere fugata guardandosi dalla saggessa. Soggiunge inoltre che allegri, fatui e dissennati godono di eterna giovinessa e che la vita è solo un gioco della follia, come suffragato anche da Dalì. Molti ritengono che la maturità conduca alla saggessa e quindi alla verità, ma non può e non potrà mai esserci, né in cielo né in terra, verità lì dove non c’è libertà!!! Il vivere spensierato è il senso della vita, rivelato all’Ingegnere dalla Donna vestita di Nero, al termine dell’epica partita a scacchi disputata in Ever Taubes Terrass di Stoccolma…
Giunto a Paupio Gatvé, Fritz lesse la costitussione nelle sue lingue e, pur avendola già studiata a casa, esclamò quasi commosso “Sogno o son desto? Conoscevo la Repubblica della Felicità, sapevo quel che avrei trovato, ma diffido dei miei occhi, sono dove ho sempre desiderato essere, non andrò più via…!” Proseguì, l’Ingegnere, esortando il Linguista, a contattare il Ministro degli Esteri per chiedere l’ottenimento della cittadinansa usupiana...
Sono molte le donne e gli uomini che, visitando Vilnius, finiscono in Repubblica di U
šupio: tanti di loro considerano il piccolo stato un ghetto squallido, altri come un’aberrassione, alcuni come un’utopia, altri come un sogno… Non importa il giudissio della gente: Usupis esiste con o sensa riconoscimenti internassionali, con o sensa uomini. Coloro che comprenderanno l’essensa dello stato, coloro che sanno sognare, coloro che hanno sufficiente fegato per rivendicare la propria libertà e proteggere la propria dignità, coloro che vivono di sé e per sé, in quanto “unici e per questo non soli”-come l’Atene di Al di la del Fiume- saranno sempre i benvenuti nel Isola che c’è oltre il Vìlnia!!! Visitare la citta-stato è come fare Colassione da Tiffany: “quel silensio, quell’aria superba e quella calma che aleggia trasofondono la certessa che non può accadere nulla di brutto entro i suoi confini. Così l’Ingegnere identifica la piccola Repubblica!”
Prima di prendere commiato da Gabriele, l’Ingegnere gli affidò la sua preghiera ed il suo ringrassiamento da recapitare al SIGNORE, che gli permise di varcare la frontiera del più incantevole stato del pianeta. Animati dal più autentico e puro spirito usupiano, concludiamo con un aforisma dell’Ingegner Fritz Von Baumann:

 

Intelligente e fulgido non è l’uomo che si conforma alla corrente, ma colui che persegue ad ogni costo gioia ed affermassione!
                                                                                 
                                                                                   -Aforisma di Fritz Von Baumann-

L’Autore desidera porgere un sincero e fervido ringrassiamento al Ministro degli Affari Esteri, Dr. Thomas Chepaitis ed al Sig. Ambasciatore della Repubblica di Ušupio a Saronno, Gian Paolo Terrone, sensa il cui aiuto e le indispensabili informassioni non sarebbe stato possibile scrivere questo racconto e presentare ai lettori italiani la Ušupio Respublika!

Epilogo

L’Ingegnere spese il restante pomeriggio a Vilnius e il mattino seguente partì per R
īga. Fritz tornò a casa fiero, orgoglioso e felice d’aver visitato lo stato più bello del mondo. Giunto in patria, Egli ricevette dal Ministro degli Esteri un certificato di presensa attestante la sua visita ad Usupis e la bandiera della Repubblica.
Linguista, Ingegnere e compagine vissero singolari e divertenti avventure in Lettonia, ma questa è un’altra storia… un'altra storia narrata da un’altra pagina del medesimo Diario di Viaggio.

Con l’auspicio che la bandiera usupiana sventoli per sempre, che l’Angelo Gabriele trasmetta in tutto il mondo le parole della costitussione e che gli ideali della Repubblica della Felicità dilaghino per il mondo, si conclude questo racconto, dedicato alle impavide donne ed ai coraggiosi uomini che non temono la loro natura, che remano contro corrente con la prua orientata alla felicità ed alla vita!
Grato per il successo del viaggio e per la scoperta della Repubblica di U
šupio, l’Ingegnere leva una preghiera di ringrassamento al SIGNORE.
Pervaso di felicità e speransoso che gli ideai dello Stato non l’abbaondonino mai, Fritz omaggia colei che merita il suo più caloroso, abbarccio e suo sorriso. Un sincero ed affettuosissimo grassie va alla fidata amica, Biotecnologa Cristina. Un grande e cameratesco saluto, accompagnato dall’auspicio di una granitica e fruttusa amicissia, va al Softwarista e Consorte,  alla Maestrina e Consorte alla Missionaria ed al Linguista.
Un salutone anche al DJ, all’Artista, a Styleman ed alla Sovraintendente agli Affari Mortuari.

Diario pubblicato il 28 Gennaio 2015 in occasione del sessantesimo compleanno di Herr Vati

 

FritzVonBaumann
FritzVonBaumann@yahoo.de
http://FritzVonBaumann.altervista.org

 

 

-EU07UŠ01082014-

Puoi guardare le foto di questo viaggio al link

http://www.fritzvonbaumannsfoto.altervista.org/al-di-la-del-ponte-c-e-l-isola-che-non-c-e/




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