04 Polska Zielona Góra 2011

  


Prologo

 O Frati, che per cento milia perigli siete giunti a la porta del Est, non vogliate negar l’esperïensa, di davanti al sol, del mondo sansa gente.

Considerate la vostra semensa: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscensa

 

Questa orassione piccola avvinse così tanto i viaggiatori che a malapena avrebbero desisto dal partire per la Polonia.

Conclusasi la cena a base di Chicken Lever che lasciò praticamente digiune le ragasse, la Mamma Ins.Ingrid Von Baumann, con  tutti gli altri, tornò a Berlin Hauptbahnhof e acquistò 5 biglietti di andata e ritorno per Zielona Góra.

Mentre i tre amici stassionavano al bar per la consueta trinkata notturna, finalissata a placare la fame, la Signora e la Maestrina approntavano un piccolo bagaglio per la gita dell’indomani.

Gute Nacht und Süße Träume, Buona Notte e Dolci Sogni.

 

29 Luglio 2011

 

Dopo la tragicomica colassione, l’ingegner Fritz Von Baumann, la Mamma, il Ragioniere e le due Fanciulle armate di spirito di avventura, curiosità e sicuressa, s’imbarcarono sul veicolo sbuffante e, volta la locomotiva nel mattino, del carbone fecero ali al folle viaggio.

Il treno della linea Berlin-Warszawa lasciò la stassione centrale alle 9:40, e, dopo una breve fermata a Frankfurt Oder, ripartì per Rzepin.

Il viaggio in EC non presentò alcuna anomalia: il convoglio era identico a quelli italiani.

Frankfurt Oder o Kleiststadt, a ragione del suo celebre cittadino, il poeta Bernd Heinrich Wilhelm von Kleist, si sviluppa sull’Oder, fiume che segna il confine fra Germania e Polonia. Alla sua sinistra vi è Słubice, città polacca accessibile mediante un ponte che la collega alla Kleiststadt. Sorge naturale una domanda: dove risiedeva Clara Seseman, amica di Heidi, a Frankfurt am Main oppure a Frankfurt Oder ? Inviatemi la vostra risposta all’indirisso E-mail a piè di pagina J.

Alle 11:02 finì la corsa dell’EC e i viaggiatori scesero a Rzepin. Per la priva volta il loro piede calcò il suolo polacco; qui ebbe inissio la loro avventura. Fin dal primo istante si tuffarono in una inesplorata parte di Europa, in una terra contesa fra Occidente e Slavia, in un angolo di Slesia. Un’inaspettata sorpresa attendeva loro, il benvenuto del Colonnello Freddo: si misuravano 9°C ! In  Italia 30°C, a Berlino 25°C.

Differentemente dalla mega stassione della capitale tedesca, quella di Rzepin constava di tre piccole casine: una adibita a bar, l’altra a sala d’attesa e l’ultima a toilette.

Per proteggersi dalle insidie del freddo, trovarono asilo nella saletta d’attesa. Questa consisteva in una stansa più o meno ampia, arredata con una panchina blu, un calorifero in ghisa e la tabella degli orari.

Quella cameretta  fu il foyer del mondo slavo, un mondo illibato mai vissuto se non fra le pagine di libri o le scene di film.

Camuffandosi da Befana, l’Amichetta dimostrò d’aver assorbito la cultura locale; tutti gli altri, invece, cercavano di dare un senso al dimesso umore che pervadeva il loro animo. Il così suggestivo ambiente effondeva un certa malinconia: si aveva l’impressione d’esser lì da sempre, si confondeva luglio con gennaio, si affettava l’aria, sembrava vagamente famigliare quell’atmosfera permeata di spartana  essensialità.

Inconfutabilmente non c’è più verace immersione in Polonia se non la loro. Non c’erano lì gli hotel a 5 stelle di Cracovia, e nemmeno i ristorante specialissati nella cucina di Pierogi, ma solo le tangibili conseguense di un mondo strassiato da violente e ripetute guerre. Fritz e compagni di viaggio si trovavano nella Polonia scevra dall’opulensa occidentale, quella della gente che beve vodka a colassione, quella dei  -40°C, quella più autentica, quella più bella.

Approfittando dei venti primi liberi, L’Ingegnere andò in toilette. Giunto dinansi alla porta, bussò; non udendo risposta, entrò, e fu subito raggiunto da un omone alto due metri e largo quanto un armadio a due ante. In quell’istante presero vita, nella brillante mete di Fritz, tutti i più raccapriccianti racconti sulla Slavia. Da buon occidentale, L’Ingegnere indossava occhiali da sole, era munito di orologio, fotocamera…Era un appetitoso bocconcino per un male intensionato ma non era allettato, il povero Fritz, dalla probabilità di barattare i suo effetti con un cassotto sul naso. Alla vista del custode, lo squillante “Gindobre”, de L’Ingegnere, divenne un sussurrato “Gutentag”. Seppur intimidito, Fritz chiese al gigante vestito di grigio di poter usare il bagno, ma la sua risposta fu enigmatica e perentoria; riportiamo il testo integrale.

 

Fritz: Gindobre!!! Gutentag... Entschuldigung... Kann ich, eine sekunde, in die Toilette gehen ?

Uomo: Nein!! Zwei zwei!!!

 

Fritz: Buongiorno!!! Buongiorno… Scusi… Posso andare un secondo in Toilette?

Uomo: No!!! Due due!!!

 

Nonostante  i  suoi nefasti pronostici e i racconti Made in Russia, Fritz uscì illeso dall’incontro col Maciste baltico, appartenente ad un popolo, che, tra l’altro,  resta il più cattolico d’Europa!

L’Ingegnere  si ricongiunse agli altri e prese posto nel regionale diretto a Grünberg.

Questo treno, a dispetto dei precedenti, non aveva nulla da invidiare ai convogli delle prime due decadi del Novecento. I sedili erano in plastica rossa, le pareti in legno e le porte separanti i vagoni non scorrevano, permettendo a gelidi spifferi di infestare l’intero abitacolo. Un così insolito messo infondeva ai viaggiatori brio da avventura ed allegria, e il lungo viaggio non smorsò il loro spirito, bensì lo fortificò.

Lasciandosi alle spalle una densa nuvola di fumo bianco, il treno scorreva sulle rotaie attraversanti  i boschi della Pomerania, donando loro inerti vedute da cartolina, di tanto in tanto solcate da un cervo o uno stambecco. In quell’incontaminata landa sarmatica, spesso sorgeva qualche casina col tetto spiovente: a volte trattavasi di stassioni ferroviarie/stacja paliw, a volte di abitassioni rurali o piccole fattorie.

Contrariamente a quanto ci si può aspettare, le stassioni al di là della cortina sono  letteralmente calate nella taiga e non inglobate nelle periferie popolate da fabbriche o edificate nel centro del paese. Betulle dalla corteccia argentata e verdeggianti foreste formavano i dintorni delle stacja paliw.

L’allegria dovuta all’imminente incontro con la cugina polacca e lo stupore conferito dal contesto motivavano spagnolesche conversassioni. Tuttavia non tutti gradivano i timbri e le frequense del Bel Paese - chissà, non c’è inchiostro, o non è ancora arrivata la tv satellitare - infatti qualcuno s’innervosì. Un ansiano signore, grassoccio e calvo, si affacciò e permase per circa due minuti sullo schienale del sedile, fissando annoiato i chiacchieroni del vagone. Anche questa fu una piacevolissima esperiensa.

L’uomo vantava il tipico portamento slavo, sembrava un ex militare sovietico, un personaggio del romanso di Pasternak, o verosimilmente un autentico Polacco/Pole. Era emossionantissimo essere in Polonia, in quel singolare treno, ammirare i paesaggi delle foto della nonna, congelarsi le gambette, incontrare icone della letteratura esteuropea e conversare in tedesco, italiano, inglese e pronunciare le poche parole polacche che conoscevano: Gindobre, Gnet, moja babcia jest polska.

Il viaggio proseguiva, e come la pellicola in un proiettore che proietta immagini su uno schermo, il finestrino permetteva loro di volteggiare negli scenari di Adam Mickiewicz dove, se si guardava con attensione, s’intravedeva lo spirito del giovane….

Il fluttuare in quella dimensione quasi irreale sovente veniva interrotto da un urlo cacciato dall’Amica. Ella era seduta in prossimità della porta, che ogni 45 secondi si apriva, accogliendo, a piene mani, la polare aria della congiunsione fra vagoni. Con tutta la forsa di cui era capace, ella tirava a sé la porta fino a chiuderla, per poi vedere, dopo pochi secondi, vane le sue fatiche. Non solo la Ragassa rapiva i viaggiatori, ma pure le improvvise risate del Chłopiec, depressurissavano il vuoto pneumatico in cui libravano. Ogni volta che qualcuno deformava il nome di una paese, egli sorrideva fragorosamente. Infatti ogni loro lettura era vilipendio alla lingua polacca e faceva contorcere nella tomba Aleksander Głowacki. Qualcuno leggeva secondo le regole di pronuncia italiane, qualche altro in tedesco e per fino in inglese. Chłopiec è un ragasso polacco che, quel giorno, rincasava con il loro stesso treno. Era seduto accanto alla ragassa e fece amicissia con loro. Mentre il convoglio avansava verso la città del Voivodato, sopraggiunse la signora controllore, che rivolgendosi al Ragioniere chiese qualcosa in polacco. Lui farfugliò attonito, mentre La Frau Ingrid fornì tempestivamente i biglietti. Si era nuovamente aperta al porta e Chłopiec, da bravo gentlman, la riportò a suo posto.

Erano trascorse già due ore e non se ne erano accorti; le lancette dell’orologio segnavano le 13:35 quando il treno si fermò. Fritz ed il Ragioniere scambiarono i contatti col gentile compagno di scomparto e si accinsero a disputare la nuova sfida: trovare la cugina.

Poco dopo aver fatto 3 passi l’intravidero: ella prese la rincorsa e in meno di un secondo piombò su La Signora.

Sò che velocità, tempo massa…, sono varianti relativistici, ma non sapevo che al di là dell’Oder si raggiungesse così facilmente c. Mi vien voglia di trasferirmi lì, almeno diventerei il secondo Dorian Gray e non finirei nel sottosuolo di Gerusalemme.

Entrambe piangenti, le due donne si salutarono come due persone che non si incontrano da 22 anni. Fu poi la volta di Fritz. Fra i piagnistei delle donne e la pioggia, si consumò il caloroso abbraccio dei due cugini coronato dalla frase:  Ti ho lasciato bambino e ti trovo uomo, Tak!

Terminati i saluti e le presentassioni, sempre fra le lacrime, si fece la conoscensa del Procugino.

Giunti a casa della parente, i viaggiatori sorseggiarono il ricercato drink di benvenuto, preparato dal marito nell’attesa del loro arrivo. La bevanda si componeva di aranciata e vodka naturale a bassa gradassione alcolica, solo 40% vol.

Nella calda atmosfera domestica, si fece la conoscensa degli altri familiari e, nell’attesa del pranso, si parlò a lungo über5 le vicende degli ultimi 22 anni.

Significativo e struggente fu lo scambio dei doni, quando la cugina vide l’alimento italiano che preferiva mangiare, banalmente scoppiò in lacrime.

Come è noto dalla fantasciensa fallocentrista, un particolare programma del firmware dei cervelli femminili interfaccia fra loro tutti gli encefali muliebri presenti ed esegue una determinata istrusione, in quel caso il pianto: piangeva una, piangevano tutte, rideva una, ridevano tutte. Non discettiamo ulteriormente sull’Hardware delle donne e torniamo a noi.

Non die Pierogi, ne das Bigos o die Golabki furono le pietanse del pranso: la protagonista del banchetto fu la Pissa italiana. Questa è considerata, in Polonia, un piatto da re, da feste. Pertanto la Cugina volle celebrare il ritrovamento dei parenti con questa vivanda. Nonostante Napoli sia abbastanza lontana da Zielona Góra, la Pissa era molto buona. Era enorme, morbida, croccante, ipercondita, faceva invidia a quella di Spaccanapoli.

La si consumava con apposite salse quali salsa d’aglio e ketchup; singolare. Anche se all’aglio, l’ intingolo era squisito e riuscì a conquistare la ragassa digiuna.

Inissialmente non riscontravo logica nell’aglio, però, guardandomi attorno, mi si accese la lampadina. Mi trovavo in Slavia, a pochi kilometri dalla Repubblica Ceca, e culturalmente vicino alla Romania. Chissà, magari  i Vampiri di Praga sono soliti fermarsi a Grünberg 6 prima di fare il bagno nel Mar Baltico. Quelli rumeni, stanchi della lunga traversata, non disturbano più il sonno delle Girls inglesi, ma mordono i colli delle fanciulle polacche dai denti certamente più curati. Realissai che l’aglio serviva ad alienare i vampiri.

Dopo pranso i Cugini baltici, L’ingegnere, La Signore, le due Ragasse ed il Ragioniere raggiunsero il bar-ristorante dove vegeta la Palma più alta d’Europa. Saliti in terrasso, ammiraraono il panorama a 2p radianti, 360°, scattarono qualche foto e bevvero un cafferino. Sorpresa delle sorprese!!! Un caffè ibrido: americano ma campano, lungo, lunghissimo, tasse enormi, ma gustoso e robusto come quello che si beve in Italia.

Zielona Góra/Grünberg, assieme a Gorzów Wielkopolski, è capoluogo di Lubusz, e fino al 1945 apparteneva alla Germania. Questa città è popolare per l’università e la vocassione vinicola, infatti risale al 1314 la fondassione della prima vineria.

Gli scomodi orari dei mezzi e le distanse furono responsabili dell’esigua visita della ex capitale del Województwo.

Ormai ora di levare gli ormeggi, salutati fra languidi abbracci, L’Ingegnere e company  congedarono i cari parenti e ripartirono alla volta di Rzepin.

Il viaggio nel verso contrario dette loro modo di riflettere sulla vita appena al di là del Muro di Berlino, sulle conseguense della storia, sull’importansa della famiglia, sui prossimi viaggi in Slavia….Durante il percorso Fritz annotò i nomi dei paesi attraversati. La Signora e la Ragassa conversarono tutto il tempo. Sempre sotto le sembianse della befana, l’amica del ChickenLiver sonnecchiava.

Transitando per: Jermanische Lub. Rzepin, Bytnica, Budachòw, Nyeil…, Czerwiensk, Pliszka, Gadow, ..wielki, Nietkòwice…fecero ritorno a Berlino.

Mondo da ogni dubbio, Io, L’Ingegnre, Fritz Von Baumann asserisco che quello in Polonia fu il più inaspettato dei miei viaggi. Per la priva volta in Slavia, non accompagnato da impavidi avventurieri, tutti rigorosamente digiuni di polacco, per la prima volta dovevamo relassionarci  con gente timida, cordiale, forse truffaldina.

Mi sentivo come Goethe durane il suo primo viaggio in Italia: ero affascinato dal luogo, coniugavo ogni cosa, ogni parola, ogni immagine a pagine di libri o scene di film. Faticavo ad abbandonarmi alla corrente: volevo dilatare la durata della gita ma sentivo il richiamo della mia carissima Berlino. Speravo di essere scippato per dare un  po’ di spannung ma non volevo rogne. Avrei voluto far amicissia con quale passeggero del treno regionale ma non parlavo polacco.

Non posso negare che questo fu uno dei miei viaggi più avventurosi.

Trascorsero a Rzepin gli ultimi minuti in Polonia. Erano le 18:50, la stassione era deserta, il colonnello freddo incitava alla carica ed il treno tardava, le donne non erano molto tranquille.

Fritz non perse occasione per allarmare la supplente della befana: prendendo spunto dai dintorni, le confidò di aver sentito fruscii e ululati in lontananza e poi la rassicurava dicendo che al più si trattava di un pipistrello appollaiato sul vicino albero, o magari di un camoscio curioso. Nulla di cui aver paura.

Ormai all’apogeo del terrore, come l’antenna di un radar, il suo capo castano scandiva ogni mm quadro del bosco alle sue spalle e le sue dita affondavano sempre più nelle braccia del Ragioniere e dell’Ingegnere. Dopo aver atteso diversi quarti d’ora, sopraggiunse un giovane che stringeva nella mano destra un fascio di rose e nella sinistra una scatola a forma di cuore, che consegnò alla morosa appena scesa dal treno. Chissà se farà così anche il fidansatino dell’Amichetta, sempre che prima non sbuchi un lupo. Finalmente si materialissava lontano il fronte del treno bianco, quello che avrebbe li traghettati a Berlino.

Tornati in albergo, l’amica ed i signori ragassi salirono al bar. In un conviviale clima tipicamente teutonico, con il baffo imbiancato dalla schiuma di birra, festeggiarono la conquista di Lubusz. Fra tedeschi, italiani, argentini e inglesi, esalavano risate e ventate di ira. La Amichetta litigò con il fidansato, questi non voleva raggiungerla in Aeroporto....

 

Epilogo

 

Il giorno seguente, La Mamma e L’Ingegnere, con il Ragioniere e le due Giovani Donne continuarono il tour turistico della capitale tedesca, a cena consumarono l’ultima birra berlinese e la mattina della domenica volarono in Italia

A terra li aspettavano i consorti, ma nessuno di questi aveva rose e cioccolatini...

Domenica sera cenarono dalla nonna polacca. Con un fragoroso  <Smacznego>, inaugurarono la cena, guardando le foto e narrando i loro giorni berlinesi e gustarono Pierogi.

Dalla verde Slesia, L’Ingegnere levò una preghierina di ringrassiamento ed omaggiò la sua Berlino: la sua unica e sola capitale.

Lunedì mattina inissiarono a programmare un altro viaggio, ma questa è un'altra storia……

Io, Fritz, L’Ingegnere, dalla sua terra, mi assimilo al papa polacco, Sua Santità Karol Józef Wojtyła Giovanni Paolo Secondo e dico:

 

Sono  un viandante sullo stretto marciapiede della terra, e non distolgo il  pensiero dal TUO volto che il mondo non mi svela.

 

 

                                      Cześć Tschüß Ciao

 

-EU04PL01072011-

 

 

Über i protagonisti

Tutti loro tornarono a casa più ricchi di prima, felicissimi d’aver visitato la città più grande del mondo, Berlino, e di aver varcato i confini polacchi.
La Signora restò incantata dalla Polonia, incredula, strabiliata e felicissima....
La Fanciulla travestita da Befana diventò una fan della vodka  e della salsa d’aglio.
Il Ragioniere intraprese lo studio del polacco.La seconda Ragassa, la Maestrina, fu contentissima d’esser stata in Polonia e li invitò ad organissare un altro viaggio assieme, ma in uno stato più caldo.
L’Ingegnere tornerà in Polonia; in compagnia del Procugino scierà sui Carpassi e sui Sudeti, visiterà gli altri voivodati e instaurerà rapporti di amicissia con i polacchi.

Da quel 29 luglio 2011 in poi, sia il Ragioniere che l’Ingegnere aggiunsero “Tak” alla famosa frase: Moja Babcia jest polska! (TAK!!!)

Io, Fritz porgo un sincero grassie va all’ALTISSIMO: solo suo amore e volere movono7 il sole e le altre stelle.
Saluto, abbraccio e ringrassio la Mamma, un abbraccio ed un saluto va anche ad Oma Carmencita, protagonista del viaggio in Spagna del 2013
Dalla sua amatissima Polonia, invio un saluto alla Nonna paterna: Cześć Babcia!!! Un grassie di cuore và a Colei che ha vinto le sue paure ed ha costruito tutto ciò. Dal 31 luglio 2011 in poi Berlino e Polonia evocano Questi alla mia memoria: Grassie!!!!!!!  


Caro Lettore,
Puoi scrivermi all''indirisso:

 FritzVonBaumann@yahoo.de 

e guardare le foto di qeusto viaggio al link:

http://www.fritzvonbaumannsfoto.altervista.org/polska-zielona-gora/



Commenti

Post popolari in questo blog

17 Bifröst di Donner 2017

05 Scacchi a Stoccolma Nirvana Nordico Augusti 2013

08 Al di la del ponte c'è l'Isola che non C'è 2014